Ho deciso di iniziare a scrivere questo blog per due motivi:
Il primo e' provare a diffondere qualche dato e informazione contribuendo nel mio piccolo ad un dibattito che penso importante, su un tema su cui regna una grande confusione.
Il secondo e' un motivo egoistico.
Non riesco a star zitto per natura e a maggior ragione ora che il movimento ambientalista pare sulla cresta dell'onda. Tuttavia poiche' l'argomento e' complesso, discutere questo argomento mi mette spesso a disagio, poiche' e' fonte di spiacevoli fraintendimenti. Cosi' ho deciso di scrivere.
Mi prefiggo di scrivere qui le tante ragioni per cui sono personalmente fortemente contrario ad ulteriori misure di contenimento della Co2 in Europa ed a maggior ragione in Italia. In particolare sussidi ad energie cosiddette verdi, inasprimento della tassazione sulle energie fossili o su altre forme di consumo, divieti di vario genere, se non motivati chiaramente. Sono favorevole ad una Carbon Tax internazionale o Europea, ma a condizione di eliminare i sussidi e le tasse gia' presenti in Europa.
Per sgombrare il campo da fraintendimenti, credo che il climate change sia un fatto e non ho ragione, nè conoscenze specifiche per dubitare delle affermazioni degli scienziati che ritengono sia dovuto all'attivita' umana, in particolare alla Co2.
Credo anche che sia un problema, per le conseguenze che potrebbe avere su ambiente e uomo. Ma qui finiscono le cose su coi concordo con chi pretende azioni immediate.
Credo sia sbagliato procedere con ulteriori misure in Europa per i seguenti motivi:
1) Vi e' ancora elevata incertezza sugli effetti reali del climate change, in termini di costi (qualsiasi costo, non solo economico). In ogni caso, gli effetti principali si dispiegheranno in decenni e secondo tutti i modelli, i costi principali arriveranno fra almeno 50 anni. In caso di ampia incertezza, attendere, studiare e inventare può essere la scelta più saggia.
2) Una volta considerati i danni, vanno comparati con i danni provocati dalle politiche di contenimento della Co2 che sono ingenti, in termini di mancata crescita. Che significa posti di lavoro e benessere per i paesi occidentali, ma significa vite umane stroncate o severamente danneggiate per i paesi in via di sviluppo. Inoltre, la crescita economica crea le risorse e le tecnologie stesse per poter affrontare le sfide imposte dal climate change. Attendere un livello tecnologico e di ricchezza sufficiente per combattere questa sfida con armi piu' potenti, ancora, potrebbe essere la scelta piu' saggia.
3) Le misure di contenimento in Europa si riveleranno comunque inefficaci, se non
adottate anche dagli altri paesi. L'Europa ha già ridotto di molto il proprio impatto e ulteriori misure hanno ora il rischio serio di aggravare la situazione ambientale, semplicemente facendo fuggire gli impianti produttivi verso altri paesi del mondo con regole ambientali meno rigide. Allo stesso tempo, regole rigide imposte ai paesi poveri, potrebbero tenerli imbrigliati in una trappola della poverta', che paradossalmente impedirebbe alla loro produzione di fare quel salto di qualita' verso tecnologie meno inquinanti, salto di qualità avvenuto nei paesi più ricchi.
4) Il climate change non e' l'unica sfida mondiale che l'umanita' deve affrontare. Vi sono ancora quasi un miliardo di persone che fatica ad arrivare a fine giornata. Vi sono problemi di democrazia, di salute, di istruzione. Vi e' il rischio di una pandemia, di antibiotici sempre meno efficienti. Vi sono altri rischi naturali, quali esplosioni vulcaniche. Non e' possibile concentrare un volume cosi' alto di risorse, economiche e umane, in un unico problema, si rischia di sotto-finanziare tutti gli altri settori scientifici, mettendo a serio rischio il nostro benessere.
Tentero' di aggiornare il blog ogni volta affrontando un piccolo pezzettino del grande quadro che coinvolge questo tema, che ha ramificazioni in moltissime discipline scientifiche e delle scienze sociali. E questo è un punto cruciale.
Se l'argomento fosse semplicemente una questione da climatologi, probabilmente sarebbe già stato risolto o perlomeno sarebbe rimasto confinato alla discussione scientifica. Tuttavia, le implicazioni economiche, sociali e politiche sono evidenti (o almeno dovrebbero esserlo) ed è per questo che trovo sia fondamentale discuterne, senza ingannarci con un preteso "consenso scientifico", perchè difficilmente può esservi un "consenso scientifico" su implicazioni economico-sociali, su quanto sia giusto redistribuire, preoccuparsi dei propri discendenti, finanche degli animali. Sono tutti temi squisitamente politici e come tali vanno discussi.
Per i dati e le analisi faro' riferimento principalmente ai report dell'IPCC (Intergovernative Panel on Climate Change), l'istituzione dell'ONU che si occupa del tema e da altre varie fonti, spesso da un sito bellissimo che si chiama "Our World in Data".
Ovviamente, ogni commento e discussione sara' ben apprezzata. In fondo, nonostante il mio convincimento poggi su vari pilastri che provero' ad eviscerare qui, rimango sempre aperto alla possibilita' di ricredermi. E' gia' successo in passato. Ad esempio proprio su questo tema.
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