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Imparare dagli errori

( vignetta di XKCD )


Partiamo da una storiella: la scommessa Simon-Ehrlich.

Su Wikipedia potete trovare un resoconto più dettagliato, ma quel che conta è il seguente.


Siamo negli anni '80, Ehrlich è un noto ecologista convinto che il crescere della popolazione porterà ad un progressivo esaurimento delle risorse a nostra disposizione, gettandoci nella miseria. La loro scarsità determinerà prima un innalzamento spaventoso dei prezzi delle stesse e successivamente la morte di circa un terzo della popolazione mondiale. Questa teoria viene dall'onda lunga di panico da sovrappopolazione diffusa in Occidente (ma non solo, la Cina nel 1979 adottò la politica del figlio unico, con le terribili conseguenze che conosciamo sugli infanticidi) e di cui Ehrlich è uno degli esponenti di spicco, grazie al suo libro evocativo "Population Bomb". Paura ancestrale di cui non ci siamo ancora liberati, visto che ciclicamente se ne continua a parlare, spesso senza sapere che la popolazione non e' in una traiettoria esplosiva.


Simon al contrario è un economista convinto che non vi sarà alcuna crisi, che le innovazioni, l'aumento demografico e il sistema dei prezzi mondiali semmai determineranno una maggiore abbondanza di risorse. Simon lancia una scommessa ad Ehrlich: scegli pure qualsiasi materia prima preferisci e qualsiasi data nel futuro e io scommetto che osserveremo che il suo prezzo allora sarà minore.


Ehrlich accetta, sceglie 5 metalli che descriveva come in esaurimento (rame, cromo, nickel, stagno e tungsteno) e sceglie il 1990 come data per  la verifica, cioè 10 anni dopo. In ballo mettono 1000 dollari.


Come finì? Tutti e 5 i metalli scesero di prezzo in quei 10 anni, nonostante la popolazione nel frattempo aumentasse di quasi un miliardo di anime e l'economia mondiale di circa il 40%.


Cosa era successo, ma soprattutto cosa ce ne frega?


Ci interessa capire perchè Ehrlich sbagliò così clamorosamente ed evitare di rifare lo stesso errore quando cerchiamo di prevedere gli scenari ad una distanza così grande nel tempo, come è necessario fare per valutare i costi del cambiamento climatico.


Il discorso di Ehrlich sull'andamento dei prezzi presupponeva già un primo ragionamento economico, che vale la pena ribadire, perchè spesso si nota un elevato grado di confusione sul tema dell'"esaurimento" delle risorse naturali. Infatti, le risorse (se privatizzate) tendono in automatico a non esaurirsi per un banale meccanismo di domanda e offerta: se una inizia a scarseggiare il suo prezzo sale, dunque la popolazione ne consuma di meno, i produttori, se possibile, aumentano la produzione o il riciclo, attratti dal profitto e la scarsità finisce, senza che nessuno faccia assolutamente nulla.


Ciclicamente arrivano notizie ansiogene riguardanti scarsità di nocciole, di burro, di questo o quel minerale, perfino dell'acqua, a cui dedicherò un post più avanti perchè il terrorismo psicologico sulla apocalittica crisi idrica rasenta il ridicolo. A leggere i giornali si ha costantemente l'impressione di vivere ad un passo dalla fine delle grande abbondanza, poi si entra al supermercato e si ritrova sempre tutto sugli scaffali.

Il meccanismo del prezzo ci assicura che e' quasi impossibile vi sia una crisi globale delle risorse, vi possono essere problemi temporanei e locali, per mancanza di infrastrutture o spesso per quel meccanismo spiegato benissimo gia' dal Manzoni nei "Promessi Sposi", nell'assalto ai forni: i governi tentano di fermare gli aumenti dei prezzi, la popolazione consuma più delle scorte disponbili e si genera una crisi.


A questo punto sfatiamo anche un altro mito collegato: non moriremo di fame e non vi sarà alcuna crisi agricola. Questa cosa è pura fantasia distopica: siamo in grado di coltivare di tutto, a qualsiasi latitudine, clima , pure in acqua. Abbiamo biotecnologie pronte all'utilizzo (OGM) che volontariamente decidiamo di non usare oggi, domani, in caso, torneranno utili.

Alla peggio il cibo costerà un po' di più. Questo può essere un problema per le popolazioni povere, certamente, ma allora, al solito, il problema è la povertà, non il cambiamento climatico e per uscire dalla povertà, oggi, bisogna bruciare petrolio, gas e carbone.

Rimane il punto che non è divertente vivere in un mondo dove le risorse (soprattutto se primarie, come l'acqua) costano molto. Ma come abbiamo visto, nemmeno questo è successo nei casi considerati nella scommessa.


A proposito, ma quindi cosa avevano di sbagliato le previsioni di Ehrlich?


Sostanzialmente usava 4 paroline magiche, all'apparenza innocue, che appaiono un po' ovunque

"se va avanti così"

"Se la popolazione continua a crescere a questo ritmo, se il PIL pro-capite cresce come in passato, se utilizziamo questo ammontare di tal minarale per ogni unità di prodotto, allora..." Ora queste assunzioni appunto sembrano naturali e invece dovrebbero essere soppesate una ad una. Della popolazione abbiamo gia' detto, la crescita economica e' ragionevole pensare continui, forse piu' lentamente e alcuni mettono in discussione pure questa ipotesi. Ma la cosa più sbagliata era non capire che l'aumento del prezzo, anzi, la sola possibilità di un aumento futuro dei prezzi, è un potente incentivo per consumatori e produttori ad aguzzare l'ingegno. Se vogliamo è il motore della nostra società del benessere dalla Rivoluzione Industriale in poi: la possibilità di profitto.

Dal fronte consumatori, l'aumento dei prezzi di una risorsa elimina gli sprechi, favorisce il risparmio dei beni, favorisce i beni sostitutivi. Vi siete mai domandati perche' si spreca molta acqua, ma (quasi) nessuno spreca Brunello di Montalcino? Tutto merito del prezzo.

Dal fronte produttori, la possibilità di profitto crea una corsa ad aumentare la produzione, con tecnologie più efficaci e favorisce l'invenzione di materie sostitutive. Il che smonta anche l'idea delle risorse limitate, perchè chiaramente la singola risorsa è limitata, ma può essere sostituita. E il prezzo incorpora queste informazioni, perche' piu' una materia e' sostituibile, meno e' il suo valore. Al contrario, una risorsa difficile da sostituire (pensiamo al petrolio), ha molto valore e genera una vera corsa tecnologica per la prima azienda (o la gloria del primo scienziato) che riuscira' a farne a meno.


La probabilità che le cose "vadano avanti così" nello spazio di un decennio è davvero limitata e questo è diventato palese con questa scommessa. Potete immaginare quanto sia realistica tale ipotesi nello spazio di 50-100 anni che è il lasso temporale nel quale si dispiegheranno gli effetti nefasti del cambiamento climatico.


Eppure ogni qual volta ricevete previsioni apocalittiche sulla cambiamento climatico, questa è l'ipotesi dell'irrealtà che viene fatta.


Spesso tale ipotesi è inserita in buona fede, perchè è l'unica non arbitraria. Altrimenti dovremo conoscere la probabilità di fare nuove specifiche scoperte e conoscere quanto la domanda di moltissime risorse reagisce a variazioni di prezzo. Tuttavia, chi fa le analisi si sa benissimo che quel trend non vuole essere una previsione di ciò che avverrà in generale, ma piuttosto una stima dei costi che dovremo affrontare e sono studi importanti per avere una stima dei danni.


Vi porto questo esempio. Questo grafico dell'IPCC (V assessment) riporta le prospettive regionali della resa agricola, con le stime mediamente pessimistiche di +4°C entro il 2100. Come vedete, nel tempo la maggior parte delle regioni mondiali perde resa agricola, nel 2100 alcune diventano aride, altre hanno produttività tra il meno 5% e il 50%. Ma nella didascalia si legge chiaramente "projected changes in crop yields due to climate change". Che significa che queste sono i costi, le perdite di resa solamente dovute al clima, non sono i valori previsti delle rese future. O meglio, saranno le rese effettive solo "se andiamo avanti così". Per 100 anni, senza invenzioni, senza adattamenti, senza nuovi cibi, senza nulla di nulla.


Poi uno prende gli articoli di giornale che riassumono il report e trova


Non è corretto. Di che fame stanno parlando nell'articolo? Con la crescita economica prevista, c'e' una alta probabilita' che per il 2100 la fame sia un lontanissimo ricordo dei tempi d'oro (il passato sara' sempre d'oro, pieno di mezze stagioni e treni in orario).


La stessa ONU si è data come obiettivo la scomparsa della fame dalla faccia della Terra entro il 2030 ed è un risultato fattibile. Potremo non riuscirci per il 2030, ma da li' a fine secolo il tempo non manca. E d'altronde finora e' andata cosi'.


Anche qui, come la settimana scorsa e come nella vignetta di XKCD, esiste la possibilità che le cose vadano molto peggio di come uno se lo aspetta e che per 100 anni l'umanità non sia in grado di cavare un ragno dal buco, dovendo quindi alla fine cedere e morire di stenti. Sicuramente è possibile, ma lasciatemi dire che, per il meccanismo che ho provato a spiegare qui e che gia' Simon aveva provato a spiegare ad Ehrlich, è davvero molto improbabile.

In caso siate comunque scettici, sono pronto a rinnovare la scommessa di Ehrlich, stavolta sul prezzo dei cereali.

Inoltre, ricordiamoci che è possibile anche avere sorprese in senso opposto. Da sempre infatti si sa che la C02 è un fertilizzante naturale. Le aziende agricole la pompano nelle serre per aumentare la resa della produzione. Ebbene il grande aumento della concentrazione di C02 dovuto all'uomo ha avuto anche questo effetto: aumentare la resa agricola e in futuro mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico, ma poichè come abbiamo visto i costi sono oggi contenuti, la resa mondiale dei prodotti agricoli, al momento, è aumentata dal climate change. Questo tema del "se tutto continua così", senza cambiamenti tecnologici, a volte senza nemmeno considerare la legge della domanda e dell'offerta, è forse l'errore metodologico più ricorrente nella narrazione dei mass media su temi ecologico-ambientali. Vi porterò altri esempi.


Chiudo dicendo che tutto quello che ho riportato qui rientra pienamente nel mio punto 1 dell'elenco dei motivi che mi rendono una brutta persona. L'incertezza nella stima dei costi è totale, poichè ovviamente un conto è discutere di un 5% di perdita di resa agricola in un mondo in cui la resa è raddoppiata, un conto è dover fronteggiare carestie e morte da inedia. Tutto dipenderà da quanto nei prossimi decenni sapremo usare cervello e tecnologia.





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